Psicoterapia del Disturbo Dipendente di Personalità

Che cos’e’ il Disturbo Dipendente di Personalità

Il disturbo dipendente di personalità (DDP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalle vitale necessità di avere e mantenere rapporti personali che danno all’individuo la sensazioni di non essere mai solo.
Tipicamente i soggetti che presentano questo disturbo hanno l’idea di essere incapaci di vivere da soli e di non essere in grado di affrontare gli eventi della vita. Si sentono smarriti, vuoti e inutili senza la presenza di una persona al loro fianco. Sentono, inoltre, la necessità di essere costantemente presenti e fondamentali nella vita della persona a loro vicina. Per questo richiedono spesso rassicurazioni e conferme e tendono a vivere qualsiasi gesto di allontanamento, se pur minimo, come un possibile e doloroso abbandono.

Cause e Origini

Molto spesso alle spalle di questi pazienti vi sono famiglie che hanno veicolato al soggetto il messaggio che rendersi indipendenti può essere carico di insidie e pericoloso. Madri o caregiver ipercoinvolti, vischiosi o/e intrusivi nella vita dei pazienti sono un riscontro comune. Il concetto di ricompensa per la fedeltà dimostrata alle figure genitoriali è spesso ben rappresentato e attivo in questi pazienti. Spesso poi l’atteggiamento dimesso e sottomesso maschera aggressività, nel senso che può essere visto come una formazione di compromesso con il senso di ostilità sottostante.

E’ molto importante cercare di intervenire tempestivamente perchè la prognosi migliora molto se le cure vengono avviate prima che tale struttura di personaltà si cronicizzi. Se credi di soffrire in qualche modo di Dipendenza Patologica o un tuo familiare ne soffre, prendi l’iniziativa e contatta uno specialista per valutare la necessità di una psicoterapia mirata! Chiedi un consulto o fissa velocemente un appuntamento!

Sintomi

  1. difficoltà a prendere le decisioni quotidiane se non chiedendo eccessivamente consigli e rassicurazioni;
  2. bisogno che altri si assumano la responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita;
  3. difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione;
  4. difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente perché manca di fiducia e autostima
  5. pur di essere accuditi, si è pronti a sobbarcarsi qualsiasi tipo di compito, anche spiacevole;
  6. senso di solitudine e impotenza quando si è soli per paura di essere incapaci di provvedere a se stessi;
  7. quando una relazione si interrompe ne cerca immediatamente un’altra;
  8. preoccupazione irrealistica di essere abbandonato e di non riuscire a provvedere a sé.

Note: Se credi di ritrovarti in quanto leggi e ritieni di poter avere dei sintomi del Disturbo, allora prova a compilare il questionario di screening. Ci vorranno 5 minuti! Se hai urgenza fissa direttamente un appuntamento al 388 1044874! 

Terapia

La terapia elettiva del disturbo Dipendente, come per tutti i disturbi della personalità, è la psicoterapia.

È probabile che la terapia sia richiesta dalle persone colpite da questo disturbo quando lo stress o altre complicazioni nella loro vita hanno portato a una diminuzione della loro efficienza nel funzionamento di tutti i giorni. Come tutti i disturbi della personalità essi si possono presentare in associazione con concomitanti diagnosi psichiatriche e per questo motivo esserne in parte “ofuscati” e diventare apparenti solo dopo qualche sessione di terapia. E’ per questo motivo che appare fondamentale, prima di avviare qualsiasi lavoro psicoterapico, eseguire un corretto inquadramento diagnostico tramite colloqui e test approfonditi.

L’approccio psicoterapeutico più efficacie è quello che si focalizza sulle risoluzioni dei problemi specifici  che il paziente sta sperimentando in quel momento. La cura a lungo termine, anche se ideale per molti disturbi della personalità, è controindicata in questa circostanza poiché, rinforza una relazione dipendente con il terapista. Nonostante esista una certa forma di dipendenza al di là dalla durata della terapia, la cura a breve termine è la miglior soluzione in questo caso. É probabile che i problemi legati alla conclusione della terapia siano di estrema importanza e che rappresentino in pratica una prova del nove sull’effettiva efficacia della terapia.

Se la persona non riesce a terminare la terapia con successo e passa oltre diventando maggiormente indipendente, ciò non dovrebbe essere interpretato come un fallimento terapeutico.

La prospettiva psicodinamica utilizza il concetto di conflitto inconscio per comprendere l’etiologia e le dinamiche dei disturbi di personalità; tale concetto è particolarmente utilizzato nella comprensione delle dinamiche dipendenti. Secondo questo approccio teorico, infatti, durante la fanciullezza e l’adolescenza, il contesto sociale e familiare pone il soggetto in una prospettiva ambivalente, con richieste che rinforzano l’autonomia in un contesto di dipendenza (conflitto). Questo conflitto, se mantenuto inconscio, può generare delle difficoltà. Il trattamento di orientamento psicodinamico consiste, quindi, nel portare a livello conscio tale conflitto, nell’esaminarlo criticamente e nel condurre il paziente a sviluppare un certo grado di accettazione della dinamica che ha istaurato la dipendenza. Il primo obbiettivo di tale prospettiva terapeutica è, dunque, l’insight.
Secondo la prospettiva comportamentista, invece, la persona sviluppa una serie di comportamenti volti ad ottenere aiuto e sostegno da parte degli altri, che vengono acquisiti e mantenuti attraverso una combinazione di processi di condizionamento e apprendimento. Il focus della terapia è, quindi,  rivolto all’interruzione di tali processi, al fine di ridurre le dinamiche di dipendenza.

Esaminare i difetti cognitivi del paziente e le relative emozioni (mancanza di autostima, l’autonomia rispetto alla dipendenza, ecc.) può costituire una componente rilevante della terapia. Gli insegnamenti per diventare decisi e altri approcci comportamentali e supportivi hanno dimostrato di essere efficaci nell’aiutare a curare individui con questo disordine.  Mettere alla prova e testare le relazioni dipendenti che il paziente ha con altre persone, che potrebbero essere dannose per la sua persona, dovrebbe generalmente essere evitato all’inizio della terapia. Man mano che la terapia prosegue, queste prove possono essere attuate ma con cautela.

Note: Per avere un’idea di che cosa sono la  Psicoterapia Supportiva  per il Disturbo Dipendente di Personalità  e la Psicoterapia degli Schemi clicca sui rispettivi links.

La conclusione della terapia con una persona che ha questo disturbo è una questione estremamente importante da considerare. Anche se la conclusione dovrebbe sempre essere una decisione unanime tra il medico e il paziente, le persone con questo disordine spesso non sanno quando la terapia “ è abbastanza”. Pertanto, il terapista potrebbe aver bisogno di spronare il paziente nel voler porre fine alla terapia. Man mano che si avvicina la fine della terapia, è probabile che il paziente sperimenti nuovamente sentimenti d’insicurezza, mancanza di autostima, aumento dell’ansia e forse persino depressione. Ciò può essere tipico per gli individui con questo disordine che terminano la terapia e dovrebbe essere curato in modo appropriato. I medici non dovrebbero permettere al paziente di utilizzare questi nuovi sintomi come una motivazione per prolungare la terapia in atto.

L’obiettivo è quello di terminare il rapporto in un momento e in un modo prestabiliti. Il paziente dovrebbe essere rafforzato dalle conquiste positive ottenute nella terapia e incoraggiato a esplorare la sua da poco ritrovata autonomia o migliorare la gestione dei propri sentimenti ansiogeni.

Al giorno d’oggi questo disturbo è curabile! E’ però necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto! Contattami o fissa un appuntamento per conoscere come l’applicazione di un percorso di psicoterapia integrata possa progressivamente “smantellare” le stigmate di disturbo e restituire benessere e autostima!

 

Scopi della Psicoterapia

  • riconoscimento autonomo dei desideri;
  • promuovere l’autonomia senza  porre necessariamente condizioni di rottura delle relazioni significative;
  • incremento del senso di efficacia personale;
  • gestione degli stati problematici, soprattutto della sensazione di vuoto, della paura dell’abbandono e della sensazione di impotenza ed inadeguatezza nella gestione autonoma degli eventi di vita.