
Cosa è il Disturbo Evitante di Personalità
Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata; il ritiro sociale, seppur conduce ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto e, a volte, quasi senza senso, evita alla persona di esporsi e di vivere il malessere dell’inferiorità e del senso di inadeguatezza.
Cause
Molte persone a cui è stato diagnosticato il disturbo evitante di personalità hanno avuto precedenti esperienze croniche dolorose di critica e rigetto da parte dei genitori. Il bisogno di legare con i genitori “inclini al rifiuto” rende la persona affetta dal disturbo “affamata” di relazioni, ma il suo gran desiderio gradualmente si sviluppa in una “corazza” difensiva di autoprotezione contro le critiche ripetute dei genitori. Molti altri, al contrario, affermano di aver avuto problemi di genitori ultra-protettivi che gli hanno impedito di sviluppare una propria personalità.
E’ molto importante cercare di intervenire tempestivamente perchè la prognosi migliora molto se le cure vengono avviate prima che tale struttura di personaltà si cronicizzi. Se credi di soffrire in qualche modo di Personalità Evitante o un tuo familiare ne soffre, prendi l’iniziativa e contatta uno specialista per valutare la necessità di una psicoterapia mirata! Chiedi un consulto o fissa velocemente un appuntamento!
Sintomi
I sintomi principali del disturbo sono:
- Ipersensibilità alla critica o al rigetto;
- Isolamento sociale autoimposto;
- Estrema timidezza in situazioni sociali, nonostante si senta un grosso desiderio di relazioni intime;
- Tendenza ad evitare le relazioni interpersonali;
- Sensazioni di inadeguatezza;
- Bassa autostima;
- Diffidenza nei confronti degli altri;
- Allontanamento emozionale correlato all’intimità;
- Avere un’alta consapevolezza di sé;
- Autocritico circa i propri problemi di relazione con gli altri;
- Problemi nello svolgere alcuni compiti professionali;
- Autopercezione di una vita propria di solitudine;
- Sensazione di sentirsi inferiore agli altri;
- Creazione di un mondo di fantasia.
Se credi di ritrovarti in quanto leggi e ritieni di poter avere dei sintomi del Disturbo, allora prova a compilare il questionario di screening. Ci vorranno 5 minuti! Se hai urgenza fissa direttamente un appuntamento al 388 1044874!
Terapia
Come per tutti i disturbi della personalità, la psicoterapia è la terapia prescelta. Da quando il disturbo evitante di personalità è stato descritto, sono stati effettuati solo pochi studi per valutare l’efficacia clinica dei diversi protocolli terapeutici.
In generale si sono rivelati efficaci i trattamenti psicoterapeutici individuali e di gruppo con caratteristiche supportivo-espressive. L’obiettivo comune è quello di regolare empaticamente l’imbarazzo e l’umiliazione del paziente quando si trova in situazioni sociali.
I training assertivi all’interno di una terapia cognitivo-comportamentale possono migliorare l’autostima dei pazienti. Generalmente, il lavoro psicoterapeutico contribuisce a diminuire il disagio emotivo delle persone e permette loro di confrontarsi con meno timori alla vita relazionale e sociale. E’ opportuno consigliare simili strategie solo quando il paziente appare in grado di definire e riconoscere i propri pensieri e le proprie emozioni, ed è pronto quindi a cercare di affrontare le situazioni problematiche.
Note: Per avere un’idea di che cosa sono la Psicoterapia Supportiva per il Disturbo Dipendente di Personalità e la Psicoterapia degli Schemi clicca sui rispettivi links.
Le persone che sono colpite da questo disturbo hanno tipicamente una scarsa autostima e problemi con qualsiasi tipo d’interazione sociale. Spesso vedono solo il negativo nella vita e hanno difficoltà nel guardare alle situazioni e alle interazioni in maniera obiettiva. Ciò può persino interferire con la loro autovalutazione quando si presentano dal medico per una valutazione: questo può portare alla perdita d’importanti informazioni inerenti alla storia della vita del paziente e alle informazioni mediche che lo riguardano (poiché il paziente le ritiene e si ritiene troppo insignificante per preoccuparsene). È necessario eseguire una valutazione più dettagliata del solito facendola però in modo relativamente discreto. Il medico dovrebbe essere sensibile ai segnali non verbali del paziente nel corso della sessione, in modo da valutare quando le informazioni sono trattenute. Ciò è essenziale per fare una diagnosi differenziante con un aspettoi simili ma appartenenti a disturbi molto diversi, come ad esempio una persona soggetta a schizofrenia o con un disturbo della personalità borderline.
Come per altri disturbi della personalità, è improbabile che questi individui si presentino alla terapia a meno che qualcosa nella loro vita non sia andato male e che il loro stile di personalità disfunzionale non sia in grado di superarlo adeguatamente.
È probabile che sia più difficile sviluppare un rapporto iniziale con qualcuno soggetto a questo disturbo poiché la conclusione prematura rappresenta spesso un problema. Una volta che il rapporto è stato formato, solitamente la terapia è piuttosto stabile, a meno che i problemi che sono sollevati non siano estremamente difficili da trattare per il paziente. Pertanto il dottore dovrebbe essere cauto nell’esplorazione di nuovo materiale.
La conclusione della terapia è anch’essa una questione importante poiché, una conclusione positiva della terapia e della relazione terapeutica rinforza la possibilità di nuove relazioni.
Al giorno d’oggi questo disturbo è curabile! E’ però necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto! Contattami o fissa un appuntamento per conoscere come l’applicazione di un percorso di psicoterapia integrata possa progressivamente “smantellare” le stigmate del disturbo e restituire benessere e autostima!
Scopi della Psicoterapia
- aiutare il paziente a identificare le emozioni, raccontare gli eventi di vita e connetterli con l’esperienza soggettiva (incrementare il livello di monitoraggio) per modulare la sensazione di estraneità e distacco che prende i partecipanti alla relazione terapeutica;
- identificare e gli stati mentali problematici, ovvero quelle emozioni, pensieri e stati fisici, che provocano sofferenza al paziente;
- cercare di favorire momenti di condivisione tra paziente e terapeuta; la condivisione dell’esperienza ridurrà il rischio che il terapeuta venga percepito critico o giudicante;
- riconoscere e gestire in seduta i cicli interpersonali disfunzionali cercando di favorire i momenti di condivisione tra paziente e terapeuta; ciò riduce il rischio che il terapeuta venga percepito critico o giudicante.
- interventi mirati a modificare i cicli interpersonali e gli schemi che li sostengono;
- acquisire le strategie sociali per migliorare la comunicazione e la comprensione delle regole condivise socialmente;
- aiutare il paziente a interpretare il funzionamento mentale degli altri abbandonando il proprio punto di vista;
- evitare di “evitare”.
- permettere attraverso il recupero della percezione delle proprie emozioni e della capacità di leggere adeguatamente gli stati mentali degli altri, di sperimentare un senso soggettivo di appartenenza e di condivisione.